Ultima
“ETERNA PRESENZA” Pedro Salinas…
Eterna presenza
non importa che non ti veda.
Prima ti abbracciavo,
prima ti guardavo,
ti cercavo tutta,
ti desideravo intera.
Oggi non chiedo più
né alle mani, né agli occhi,
le ultime prove.
Di starmi accanto
ti chiedevo prima,
sì, vicino a me, sì,
sì, però lì fuori.
E mi accontentavo
di sentire che le tue mani
mi davano le tue mani,
che ai miei occhi
assicuravano presenza.
Quello che ti chiedo adesso
è di più, molto di più,
che bacio o sguardo:
è che tu stia più vicina
a me, dentro.
Come il vento è invisibile, pur dando
la sua vita alla candela.
Come la luce è
quieta, fissa, immobile,
fungendo da centro
che non vacilla mai
al tremulo corpo
di fiamma che trema.
Come è la stella,
presente e sicura,
senza voce e senza tatto,
nel cuore aperto,
sereno, del lago.
Quello che ti chiedo
è solo che tu sia
anima della mia anima,
sangue del mio sangue
» che tu stia in me
come il cuore
mio che mai
vedrò, toccherò
e i cui battiti
non si stancano mai
di darmi la mia vita
fino a quando morirò.
Come lo scheletro,
il segreto profondo
del mio essere, che solo
mi vedrà la terra,
però che in vita
è quello che si incarica
di sostenere il mio peso,
di carne e di sogno,
di gioia e di dolore
misteriosamente
senza che ci siano occhi
che mai lo vedano.
Quello che ti chiedo
è che la corporea
passeggera assenza,
non sia per noi dimenticanza,
né fuga, né mancanza:
ma che sia per me
possessione totale
dell’anima lontana,
eterna presenza.
“Il gusto proibito dello zenzero” – Un libro di Ford Jamie.
Tracciato con una delicatezza, un’eleganza e un’intensità senza pari, che fa comprendere quando sia difficile talvolta poter amare liberamente.
Relax… sole, mare a Sharm El Sheik…
“Acqua raccolta”… Il mio PENSIERO per TE…
La sera è lucente e bagnata, di un colore blu intenso di acqua raccolta,
ma nelle mie orecchie echeggiano ancora i singhiozzi del mare,
echi lontani di Mediterraneo.
Guardo la tela e le pennellate di colore ancora senza una distinta forma;
nel mio cervello tante linee e mille figure in un connubio di surrealità.
Domani, quando la luce naturale irradierà questo quadro argenteo, darò pennellate sanguigne,
e dei profili prenderanno forma al vigoroso movimento delle mie mani.
D’improvviso un subitaneo fascino ghermisce il mio sguardo…
e la tua raffinata avvenenza, un modello di linee delicate e perfette, sorride ai miei occhi.
Un terribile tremito interiore mi afferra!
Sorrido alla tua parvenza proiettata dai miei ricordi che pian piano si dissolve nell’istante in cui cerco di afferrarti.
Mi piace questo silenzio e questa sublime solitudine che l’attesa della tua presenza diventa quasi piacere…
così seguendo il corso dei pensieri, un benessere occupa le mie membra e sento i nostri cuori battere all’unisono.
(8/10)
Per dire, attraverso una nota canzone di Fabrizio De Andrè, che Andrea è libero di AMARE chi vuole!!!
Non voglio dimenticarti, amore – Alda Merini
Non voglio dimenticarti, amore,
né accendere altre poesie:
ecco, lucciola arguta, dal risguardo dolce,
la poesia ti domanda
e bastava una inutile carezza
a capovolgere il mondo.
La strega segreta che ci ha guardato
ha carpito la nudità del terrore,
quella che prende tutti gli amanti
raccolti dentro un’ascia di ricordi.
Alda Merini
(da "Fiore di poesia" – Einaudi 1998)
Un Capodanno tra FIABA e NEVE…
“Supplica a mia madre” Pier Paolo Pasolini
E’ difficile dire con parole di figlio
ciò a cui nel cuore ben poco assomiglio.
Tu sei la sola al mondo che sa, del mio cuore,
ciò che è stato sempre, prima d’ogni altro amore.
Per questo devo dirti ciò ch’è orrendo conoscere:
è dentro la tua grazia che nasce la mia angoscia.
Sei insostituibile. Per questo è dannata
alla solitudine la vita che mi hai data.
E non voglio esser solo. Ho un’infinita fame
d’amore, dell’amore di corpi senza anima.
Perché l’anima è in te, sei tu, ma tu
sei mia madre e il tuo amore è la mia schiavitù:
ho passato l’infanzia schiavo di questo senso
alto, irrimediabile, di un impegno immenso.
Era l’unico modo per sentire la vita,
l’unica tinta, l’unica forma: ora è finita.
Sopravviviamo: ed è la confusione
di una vita rinata fuori dalla ragione.
Ti supplico, ah, ti supplico: non voler morire.
Sono qui, solo, con te, in un futuro aprile…
"Pier Paolo Pasolini"
“Non ho bisogno di tempo” Pedro Salinas
“Quando la notte” il libro di Cristina Comencini
È estate, Marina è in montagna con il figlio piccolo, sola di fronte alla propria incapacità di essere la brava madre che dovrebbe e vorrebbe essere. Il suo padrone di casa, Manfred, è un montanaro rude e silenzioso, che nasconde con la ruvidezza il trauma di un doppio abbandono. E’ come la spiasse. Una notte qualcosa succede nell’appartamento di Marina. Manfred interviene, il bambino è ferito e lui lo porta in ospedale. Da quel momento, si mette sulle tracce di una verità inconfessabile che Marina ha nascosto a tutti, persino al marito. Ma anche lei riesce ad arrivare al segreto di Manfed, e gli fa intendere di aver capito l’abisso della sua fragilità. Da allora in poi, in questa sorta di nudità dal profondo, Manfred e Marina sono l’uomo e la donna che si guardano, si sfidano, si desiderano – e forse si vogliono morti, tanto è intollerabile ed estremo il loro desiderare.